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Schede speciali sui personaggi storici della Valle d'Aosta |
Joseph Bochet (1868-1912) Joseph Bochet, il cameriere socialista che morì sul Titanic. | |||
Nascita: Il 29 settembre 1868 naque a Saint Pierre | |||
Morte: Il 14 aprile 1912 muore nell'Oceano Atlantico | |||
Cenni Storici: Nato a Saint-Pierre il 29 settembre 1868 da una famiglia di agricoltori, il 9 settembre 1896 aveva sposato una ragazza di La Thuile, Marie Eugénie Martinet. La coppia probabilmente non riuscì ad avere figli, così adottarono una bambina, Zelie Lale Gérard ed emigrarono con la sorella di Eugénie, Marie, a Londra, dove immaginiamo che Joseph, ma probabilmente anche sua moglie e la cognata, abbia cominciato una dura gavetta, svolgendo vari lavori, soprattutto nella ristorazione. Evidentemente imparò velocemente la lingua inglese, che si aggiunse all’italiano e al francese che già padroneggiava in quanto valdostano, competenza che gli permise di fare un’interessante carriera, cominciata come umile “plongeur”, diventando poi cameriere e in seguito maître d’hôtel. Doveva sicuramente avere dei modi molto signorili visto che prestò servizio anche come maggiordomo presso alcune famiglie benestanti. Acquisita assai presto una certa sicurezza economica e una buona integrazione nell’ambiente londinese, non dimenticò di essere stato a sua volta un immigrato e cominciò ad aiutare gli altri connazionali che raggiungevano la Gran Bretagna. L’amico Ernest Perron, in una lettera inviata al giornale Val d’Aoste pochi giorni dopo la notizia della scomparsa in mare di Bochet, ricordava come la sua casa nei pressi di Covent Garden, fosse diventata “rendez-vous des valdôtains” dove “la nostalgie du pays disparaissait comme par enchantement”. Grazie alle sue frequentazioni legate alla sua professione di direttore d’albergo, che lo metteva in contatto con la buona società londinese, trovava dei posti di lavoro a disoccupati o addirittura riusciva a “faire délier les cordons de la bourse aux Messieurs que sa position de directeur d’hôtel lui faisait avoisinier” per finanziare sottoscrizioni “pro-Valdôtains”. Nel 1906 faceva parte della Società Italiana di Mutuo Soccorso londinese di cui era uno dei membri più attivi, partecipando anche all’organizzazione di una memorabile festa patriottica in memoria della presa di Roma nello storico Café Monico, addobbato con ritratti di Garibaldi e Mazzini, nel cui menù figuravano portate dall’eloquenti denominazioni come il “Pollo arrosto alla Porta Pia e Insalata alla Bersaglieri”. Per la Festa del 1 maggio del 1910, saputo che i Socialisti dell’Alta Valle organizzavano il pranzo nel suo paese natale, Saint-Pierre, il Bochet, come riportava Le Mont-Blanc, “a eu l'idée délicate et généreuse d'offrir par souscription un petit dîner aux pauvres de cette commune afin que la grande fête fraternelle des Travailleurs soit un jour béni pour eux» ; il giornale poi chiosava : « L'initiative de M. Joseph Bochet de Londres, restera écrite en lettres d'or dans les annales du socialisme Valdôtain». La sua fama di esperto maître-hôtel, unita probabilmente al suo desiderio di “entrare nella storia”, lo convinse a firmare con l’impresario pavese Luigi Gatti, che gestiva i ristoranti delle navi della compagnia White Star Line, il contratto per il viaggio inaugurale, da Southampton a New York, di una vera e propria leggenda vivente, il transatlantico Titanic. Bochet ebbe l’incarico solo quattro giorni prima del varo: probabilmente tante saranno state le domande d’assunzione, ma Gatti era un manager assai esigente e avrà fatto una attenta selezione, assumendo solo personale di sala e di cucina che conosceva bene, professionisti di alto livello, italiani e francesi, tra i quali anche Bochet a cui affidò la vice direzione del prestigioso ristorante À la carte: il Ritz. Questo si estendeva per 18 metri per 14, era decorato in stile Luigi XVI ed era il ristorante riservato ai ricchissimi passeggeri di prima classe, serviti e riveriti da una sessantina tra camerieri, maître-hôtel, sommelier. A detta dei superstiti, era uno dei migliori ristoranti del mondo in cui assaporare pietanze raffinatissime, servite in modo impeccabile, in finissimo vasellame di porcellana e posate d’argento, ascoltando la musica dell’orchestra presente nella sala. La sera del 14 aprile 1912, Joseph Bochet avrà dunque servito gli ospiti del ricevimento che George Dunton Windener, magnate statunitense, sua moglie Eleanor e il loro figlio Harry avevano organizzato in onore del Capitano Edward John Smith e di alcuni selezionatissimi ospiti. I Windener padre e figlio, come il capitano Smith e Joseph Bochet morirono, inabissandosi col Titanic quella notte e i loro corpi non furono mai ritrovati. La moglie di Windener invece riuscì a salvarsi, raccolta dall’equipaggio del Carpathia su una delle poche scialuppe presenti sulla nave, dove era stata imbarcata. La notizia della morte di Joseph Bochet fu comunicata al giornale Le Mont-Blanc dal fratello del defunto, François Bochet, pure lui emigrato in Inghilterra. Egli descriveva la morte del fratello « il trouva la mort au milieu des glaçons de l'océan Atlantique à son premier voyage » e ringraziava i connazionali per le condoglianze ricevute “ Remerciez aussi au nom de ma belle soeur et de ma nièce, tous les Valdôtains qui nous ont exprimé leur amitié, car leur désolation est impossible à décrire ». La moglie e la figlia di Bochet si spostarono poco tempo dopo la tragedia a Southampton dove Zelia, nel 1918, sposò Rodolfo Toschi, dirigente della Pirelli, col quale andò a vivere a Milano, città del marito, dove la signora insegnò la lingua inglese. Non si dimenticò però delle origini valdostane, trascorrendo l’estate a La Thuile e scegliendo di essere sepolta nel cimitero di Saint-Pierre. Bochet invece riposa in fondo all’Oceano Atlantico, in un’unica fossa comune che unisce miliardari come John Jacob Astor o Benjamin Guggenheim al personale di servizio e ai passeggeri di terza classe che rimasero intrappolati nelle viscere della nave. | |||
Altre informazioni: Il "Titanic" fu la prima e purtroppo l'ultima nave su cui si imbarcò a causa della terribile tragedia. Bochet morì nel naufragio. Il suo corpo non fu mai trovato o identificato e, di conseguenza, per lui ci fu la dichiarazione di "morte presunta". | |||
Fonte: Messager (1913): articolo di Omar Borettaz del 2012; Messager (2012): articolo di Christian Pellissier del su La Stampa. Testo rielaborato da Chantal Vuillermoz | |||
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